Piccolo mondo antico
Tre giorni dopo, alle cinque della mattina, in Milano, il professore Gilardoni usciva, inferraiuolato fino agli occhi, dall'Albergo degli Angeli
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Il venticinque febbraio, giorno della partenza, lo zio Piero si alzò alle sette e mezzo e andò alla finestra. Un denso nebbione pendeva sul lago
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, brillanti. Il Carlascia faceva lo spaccone e parlava alle sue guardie, che tacevano, di una prossima passeggiata militare a Torino. Il signor Giacomo
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. Suonarono le otto. La signora Teresa era morta alle sei della sera precedente; in ventisei ore Luisa non aveva mai riposato un momento, non era uscita
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, prima che la nonna sapesse, alle rive solitarie del monte Bisgnago là in faccia, quante colazioni e merende a quella cantina del Doi! Con quanta
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più uditi e ciascuno respirò. Erano le nove. Alle nove, di solito, il cameriere entrava con due candele accese e apparecchiava il tavolino del tarocco
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lei; perché Maria, piena di curiosità, avida di racconti, aveva i germi d'un'immaginazione assai viva, assai propizia alle fantasie religiose e ne
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qualunque onesta famiglia battezzata. Accadeva allora che filosofo e famiglio, curvi sull'aiuola con le mani alle ginocchia, levassero gli occhi dai
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Alle due e mezzo dopo la mezzanotte, Franco, l'avvocato V. e il loro amico Pedraglio erano seduti in loggia, al buio, in silenzio. A un tratto
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l'indomani alle due. Nel congedarsi gli domandò se possedesse ancora le carte Maironi. Il professore, meravigliato della domanda inattesa, rispose di
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le pareti. Il silenzio del Ricevitore, di Franco e di Luisa pareva, in una sala da giuoco proibito, intorno alle voci brevi dei giuocatori, il silenzio
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il treno delle undici e mezzo per Novara, fu alla stazione alle undici. Vi capitarono alle undici e un quarto il Padovano e l'Udinese. Essi cercarono
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La mattina seguente, Pasotti, preso il caffè e latte e meditato il piano di caccia fino alle dieci e mezzo, fece venire la signora Barborin, che
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sentendo ch'era un atto di sottomissione e un'acquiescenza umile alle censure che tanto lo avevano a prima giunta irritato. Povero Franco, ecco gli
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Quella stessa sera, alle dieci in punto. l'ingegnere Ribera batteva due colpi discreti alla porta del signor Giacomo Puttini in Albogasio Superiore
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, le portavano edera per rilegar con festoni i grandi mazzi fissati alle pareti dentro anelli di metallo. Anche alle braccia dell'arpa che pendeva dal
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latte, davanti alle ultime brage moribonde del ginepro. Gli restava sul viso una leggera ombra di disapprovazione. Franco faceva troppo il poeta! Adesso
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aranci e la paglia intorno al tronco fossero in ordine perché la notte si annunziava rigida. Lavorando intorno alle piante si disse amaramente che se
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comodità. In fatto tutti quegli ascetici pescavano alle tinche e nessun mistero dell'avvenire umano aveva per essi maggior importanza dei misteri cui
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sorda. Ma il disegno gli fallì perché sua moglie non poté stare alle mosse e corse al "Palazz" a giustificarsi. Ella trovò don Giuseppe e la Maria in uno
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abitudini di cui si sarebbe detto che solo un cataclisma universale potesse interromperle, figure non meno familiari di quegli alberi alle generazioni
Accademia della crusca
